Ouverture
Potessi io gridare.
Attraversare tutti i colori
perdendo piccole scaglie di me.
Piovono bagliori
sui lacerati resti del mio io.
Come carne incandescente si destano
le mie membra frante.
Il mio corpo
Corda tesa nell’infinito
ritmo sincopato e lacerato
uno con il dolore che stringe
le viscere che strazia l’anima.
Corpo e anima sono in me
un solo intenso grido –
straniero canto di luce
nel buio che popola.
Ed ecco il tutto che attraversa,
trasfigura i grondanti brandelli
dell’io diviso.
Allora d’un tratto si schiudono gli occhi
nel silenzio che si fa
e cade la tempesta nel lucido spazio
che all’interno vive.
Sei ferita.
Buco nelle viscere del cielo
cuore, trafittura: sei ambra
incandescente.
Sei cielo di notte.
Di luce le tue stelle come chiodi
nella carne sono rosso e luce.
Bassa reggiana
Ti cantano cori cicale
grilli gracidanti rane.
Noce, color rame
spiga dorata, mano croce.
Coi fili elettrici vuoto pentagramma –
nel lungo orizzonte
nell’immobile silenzio.
I prati i campi sono verdi rasoi
di topazio intagliati, dove corrono
le lame di grano a graffiare di bellezza
un cielo non tuo.
Il mio paese
Il mio paese
è tutto in una strada
scheggiata tra torre e stazione
corda tesa e sospesa
respiro trattenuto
nella curvatura
dello spazio.
Io sono qui
con l’occhio profondo
lo sguardo acuto
col mio timido aritmico palpito
tra le fibre del cemento
intessuto.
Scende un piede
a calpestare
le mie lunghe ciglia
le mie dita.
Ed io che già ardo
nel mio piccolo abisso
cadendo guardando
m’incielo.
About the sky
Il tuo cielo innerva le mie dita.
Fa giallo il torace
come un campo di girasoli
e forgia gli occhi
come un vento violento.
Corre arrotola inginocchia
lieve si inoltra nelle cose.
Solo sulle acque tremulo traballa.
Ma che ne sapete del fuoco
che arde all’interno?
Del sale che brucia dell’acqua che lava
dell’aria che infiamma?
Di chi disfa e tesse argilla nell’aria
e giovinezza addensa e tende?
Proprio qui
Come se potesse con l’aria
la luce imperlare
per lo sfrigolìo di millenarie
infinitesimali trafitture
del guardo il velo
che scrigno n’è – e carnefice.
Allora entrerebbe, emissario
d’universo che muore
e sbigottirebbe
smarrendo d’un tratto dell’aria
il soffio della luce il getto
dell’intelletto la penetrante curiosità.
Un gran silenzio calerebbe
come un’ala di bontà
per l’innocenza distillata
dallo sbigottimento
col candore vuoto di verbi
terra ridente in trasparenza
nelle accese arsure del fuoco.
Con un’alba che inizia in fondo alle pietre
lentamente la luce si scalda
e dolcemente porta il tocco
di una mano sulla testa.
Nel mattino la pelle ferita narra
della medusa che ieri la baciò
passando il chiostro di nascosto.
Posa oggi gli anelli del re
e senza rumore viene
col balsamo dell’amore
col balsamo sulle dita.
Shofar al pozzo
Occhi più luminosi che tristi
come la salmodia
un po’ triste e luminosa
un po’ spezzata e sanguinante
e poi risanata – piena di luce
e canto futuri.
Cetra delle fratture e delle suture
vede con gli occhi una tristezza
e una bellezza, un brillìo – segreti.
Occhi più luminosi che tristi
Occhi con una luce che viene dal fondo –
e spiccata è dall’alto.
Occhi abitati e trapassati
dallo splendore del pozzo
che nell’alto ha sorgente.
Occhi luminosi che sanno
la croce necessaria
a riequilibrare il mondo
Perché nel sasso brilli l’eterno
in questa svolta di strada.
Ci sono tristezze segrete
sofferenze delicate
ma forse aspre ed aperte
come solchi arati.
Ci sono dolori lontani
affondati alle nostre sorgenti
ma protesi e slanciati
affacciati agli squarci presenti.
Ci sono tristezze immense
severe nel cuore e gentili negli occhi
tristezze sapienti capaci del regno
sovrane nel dono.
Profonde bellezze
piene d’azzurro e silenzio
misteri di madre.
Vi sono sentieri che sono solchi segreti
strade intessute di profondità marine.
Tempo convesso e respiro
forse leggero ma ampio e sconfinato.
Tutto è silenzio, tempo istantaneo
spazio illimitato.
E silenzio è bacio e liquido fuoco
grembo del padre amato.
Essere spezzati
Sei una brocca sulla terra
raccolta e rincollata
ripercorsa dal pennello
dal colore accarezzata.
Superficie solcata di suture
nuova presenza fatta di trasparenza.
Ora guardi il vaso e vedi dentro.