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Il Quaderno
2022/1
Il Quaderno della rivista è stampato. Condivide la stessa tematica generale scelta per ogni numero attorno alla quale degli scrittori sono invitati a scrivere, o a proporre una loro produzione. In genere sono inviati voci di rilievo in distinte discipline. Si metteranno a confronto un poeta con un fotografo o un artista e uno scienziato. La letteratura si abbevera alla fonte dell’esperienza personale del mondo fatta di relazione con altri. L’idea è quella di scoprire rapporti sotterranei tra i più diversi campi disciplinari, soprattutto laddove lo stupore muove l’uomo a indagare, scrivere, pensare, come già suggeriva Aristotele.
Dare parola e immagine alla terra è un modo di prendersene cura facendo in modo che essa stessa si racconti. Grazie a quelle narrazioni la natura viene a conoscenza di sé.
Alfredo Riva, che da una vita si è calato nel sottobosco indagando, e prima ancora amando, miceli, piante, fiori, percorrendo le stratificazioni di tempo e di luoghi, di geografie e geologie, di colori e profumi, e di sapori, con connotazioni certo scientifiche, divulgative e comunicative, in questi ultimi anni si è cimentato anche nel disegno di fiori. Di-segno come strumento di osservazione, di indagine sulle relazioni fra luoghi e vegetali, ma pure espressione dello stupore per la bellezza di quanto di più effimero pare esserci: un fiore! che dura un nulla. «Noi, la rosa di nessuno», ha scritto Paul Celan. Nulla che denuncia una vertiginosa mancanza di fondamento e/o una totale gratuità; suggestioni sulle quali si sono cimentati gli autori nella prima parte di questo numero della Rivista in formato digitale. Fissare su un foglio, con uno schizzo, qualcosa è certo un modo di allungare la durata degli istanti di meraviglia di fronte alla manifestazione dell’essere che sfugge, come nel fiore. Questo senso di incanto palpita nella produzione di Riva.
Gilberto Isella, con il puntiglio e la follia di Orfeo nell’inabissarsi negli inferi alla ricerca di Euridice, ben sapendo quanto raccogliere fiori possa essere mortale, si è tuffato nelle acque profonde dell’antico per invocare l’inenarrabile mistero che suggella parola, e fiore in una stessa (ipse) natura finita: l’uomo. Isella introduce nel cosmo dei germogli con foglie fertili, che a volte ammiccano con miceli, con tecnica incisoria, con una punta di acciaio, la sua penna, il suo fioretto e a volte con la sua sciabola, con esito fecondo. Prolifico dialogo che ha visto fiorire quattordici “incisioni”, letterarie e visive, che si contrappuntano con i disegni di Riva scoppiettando ridenti: bum! Isella mette in luce dei fiori evocati in latino toni e stravaganze, potere che seduce anche gli dèi con sottile astuzia e a volte con coriacea testardaggine. Legati tanto alla morte quanto alla vita, sia veleni sia sublime cibo, e da qualche parte compare sullo sfondo anche un boleto satana. Fiori sia eden sia caos, amati dai poeti e dai profeti.
Le pagine del Quaderno sono come stampe giustapposte in modo felice, in una preziosa esposizione che ci racconta “qualcosa” di noi, un che di così intimo da sfuggire dalle nostre mani, dal nostro possesso; un intimo, un interiore così estraneo da parere un nonnulla, ma profumatissimo.
Il curatore
Michele Amadò