Un pellegrino che camminava da tempi sconosciuti, senza consapevolezza del tempo trascorso, che fossero giorni, anni, secoli o millenni, facendo ingresso in un nuovo regno avanzava esitante, non emetteva alcun rumore e non passò inosservato, motivo per cui fu gentilmente interrogato e condotto davanti
al Re.
“Io, Signor Re, sono un musicista. Sono nato nella splendida città di Venezia, che ha dato i natali anche ai grandi Giovanni Gabrieli, Claudio Merulo e Antonio Vivaldi. Ho fatto parte della scuola veneziana, ho creato composizioni policorali che sono state il più importante fenomeno musicale in Europa ed hanno influenzato moltissimo la musica europea di quel periodo. Conosco i numeri che muovono il cielo, che governano il cosmo. So riprodurre le proporzioni divine e, in una lira d'oro dalle mani sapienti, verso al mondo il sublime pensiero. Ho imparato a tradurre il movimento delle stelle in uno specchio sonoro, un riflesso dell'armonia universale all'orecchio umano percepibile. Gli antichi maestri mi hanno ispirato, Pitagora per primo. Nella fucina di Vulcano sono stato istruito sul ritmo. Ritmo, architetto del tempo e patrimonio di poeti, musicisti, ballerini e, soprattutto, della Natura e dei suoi cicli eterni. Accanto a Orfeo mi sono svegliato alla magia della musica che calma le fiere selvagge con dolci vibrazioni, capace di fermare la corrente nel suo flusso perché non vuole perdersi nella meraviglia senza pari, onde capaci di fermare lo scorrere del tempo attraverso la sacra estasi. Dovrebbe sapere, Sire, che io posso guarire i malati e curare le anime perse. Sotto il manto di Cecilia Romana pratico i canti di tutti gli uccelli e in cori concordi di esemplare polifonia palestriniana nutro la mia arte, dai morbidi trilli del melodioso usignolo della sera, col ligneo flauto di Pan in mano, agli inni svettanti dell'aquila reale, senza dimenticare l'organo regale dei corvi, le tube e gli aulos, che al momento giusto segnano il loro accento. Non mi sfugge il canto sommerso degli animali marini, il canto maestoso delle balene. E il delfino apprezza la mia ode come se fossi il secondo Arione greco. Seguo il costume delle antiche splendide società, e così sintonizzo la mia fantasia, essendo l'esempio di Tommaso di Santa Maria, per temperare, mitigare ed eccitare con correttezza le menti chiamate ad esercitare la virtù suprema, le cui anime, unite in un eccellente accordo, senza errore discernono la vera giustizia. Sappiate, signor Re, che dalla musica i modi saggi e i piedi misurati e ben armonizzati danno forma celeste alla polvere e lo spirito viene innalzato ad altezze siderali dove splende il sole più chiaro e il cui candore abbaglia così tanto che solo l'orecchio vi serve da guida. Come Iris scomposta in mille colori, mi diletto a mostrare in una varietà di mille suoni, per la contentezza di Euterpe e Apollo, l'invidia di Marsia, e con giusta teoria, i generi diatonico, cromatico ed enarmonico, come fiori profumati del campo in primavera, essendo dell'Uno immagini multiple e intervalli infiniti che si concludono in unisono. Lei deve sapere, signor Re, che la mia arte risponde alla saggezza più sublime, insostituibile nell'intuizione e nella comprensione intima dei misteriosi meccanismi dell'Universo, che mettono in relazione le sue parti con il tutto e il tutto con le sue parti. Che non è ornamento vuoto, ma scienza, che non è un vano passatempo, ma magia. Per questo sto cercando un posto in questo mondo, nel quale sono stato catapultato non so come, dove posso officiare e compiere la mia missione e il mio destino. Venezia mi ha insegnato tutto questo, e lì per molto tempo ho praticato nobile offcio. Ma adesso mi hanno detto che è in Europa dove potrò trovare posto.”
Dopo un silenzio di attesa, nell'ora grigia di quel giorno grigio, sotto il cielo grigio della città grigia, dei muri grigi, dei tetti grigi, il Re grigio, con la cenere nel cuore, che regnava, parlò al musicista: “Messere, come potete vedere, il mio regno è molto felice. La nostra orgogliosa società è molto avanzata e ci siamo lasciati alle spalle vecchie superstizioni e incantesimi. Possiamo contare solo su persone disposte a servire il nostro ideale, motivate e dinamiche. Non conosco questa vostra religione di cui parlate e non mi ispira fiducia. Un musicista... Sicuramente è qualcosa legato ai malefici e agli incantesimi che si raccontano di quei sacerdoti, bardi, stregoni, guaritori, streghe, alchimisti, erboristi, esorcisti, filosofi, giocolieri, teologi, ipnotisti, poeti, taroccatori, scultori, illusionisti, pittori, mistici, attori, di cui sono pieni i regni decadenti e oziosi. Se almeno rinunciasse pubblicamente alle sue folli convinzioni e pratiche, forse... Potete fare qualcos'altro ? Qualcosa di utile? “
Senza indugio, nell'ora grigia di quel giorno grigio, sotto il cielo grigio della città grigia, dei muri grigi, dei tetti grigi, il Re grigio e il cuore cinereo, regnante, fu lasciato indietro. Il musicista pellegrino riconobbe subito di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, di aver vagato e di essersi smarrito. Avendo ricevuto l'ordine di lasciare il regno in silenzio, senza disturbare l'ordine nelle strade, esausto per il lungo viaggio attraverso i regni del mondo, e per aver dato la sua melodia al vento senza successo, decise di continuare il suo viaggio alla ricerca di quel luogo dove avrebbe potuto officiare ciò che l'oracolo aveva predetto tempo fa e in modo velato. Il musicista stava già camminando, ancora una volta, verso Oriente. Lì un bagliore lontano annunciava speranze di diamanti e danze in un regno senza nebbia, leggero e favorevole alle muse.